con il coinvolgimento dell’utente piu’ debole della strada
Asaps – da sempre – intende analizzare in modo più approfondito possibile le cause degli incidenti stradali in Italia, sottolineando in modo puntuale i motivi della sinistrosità, utilizzando i dati Aci-Istat 2017 che permettono di fotografare in modo obbiettivo quanto accaduto.
La prima puntata del “focus” riguarda i pedoni, gli utenti più deboli della strada, ma anche quelli che in alcuni casi hanno provocato gli incidenti, a causa della distrazione da smart-phone o dalla semplice fretta di attraversare fuori dalle strisce pedonali.
Partiamo con il dato globale. Nell’anno solare 2017 sono morti 600 pedoni (quasi due in ogni giornata non tornano a casa, di cui 382 uomini e 218 donne) sul totale di 3.378 morti in Italia, il 17,8% dei deceduti in un anno. Nel 1986 (anno peggiore del trentennio preso in esame) i pedoni morti ammontavano a 1.179, per cui quasi il doppio rispetto al 2017, a fronte di 7.076 croci sulle strade italiane (risulta però più bassa la percentuale sul totale che risultava essere del 16,6%), L’indice di mortalità, cioè il numero di morti ogni 100 incidenti per investimento, è di 3,1, il più elevato rispetto agli altri utenti della strada. Rispetto all’anno 2016 i pedoni morti sono aumentati del 5,3%, furono infatti 570. I feriti sono stati 21.125, quasi 58 pedoni coinvolti ogni giorno con lesioni di cui 9.788 uomini e 11.337 donne. E anche qui il numero aumenta costantemente basti pensare che nel 1986 furono 18.932, con un record nel 2014 a quota 21.807.
Analizzando le responsabilità, in 10.127 incidenti con il coinvolgimento di pedoni, il colpevole è risultato essere il conducente del veicolo investitore. Sulle strade urbane risultano infatti 9.805 eventi con 251 decessi, mentre sulle extraurbane 322 sinistri con 40 morti. Quando il pedone ha attraversato su attraversamento protetto da semaforo o da agente è deceduto in 31 casi in ambito urbano (in 1.648 sinistri) e 3 volte in ambito extraurbano (in 26 casi).
Molto più gravi le conseguenze per i pedoni quando i sinistri accadono su attraversamento non protetto da semaforo o da agente. Sono stati infatti 6.530 i sinistri (quasi 18 al giorno) con 251 morti in città e 147 incidenti con 17 decessi in ambito extraurbano. In 140 incidenti non veniva data la precedenza nonostante l’art. 191 del codice della strada preveda la decurtazione di ben 8 punti dalla patente. 1.577 gli investimenti di pedoni che camminavano su marciapiede o a margine carreggiata con 44 morti in ambito urbano e 133 incidenti con 16 decessi in ambito extraurbano.
Ma anche i pedoni possono avere colpe, come accaduto in 4.718 sinistri (4.435 in ambito urbano e 283 in strade extraurbane). I decessi di pedoni colpevoli di averlo provocato sono stati ben 145. Tra le principali cause l’attraversamento irregolare in 85 casi, 20 volte il pedone camminava in mezzo alla strada, in 15 casi attraversava improvvisamente da dietro un veicolo in sosta, 11 decessi perché non veniva rispettato il semaforo o l’agente.
Gli incidenti complessivamente provocati dai pedoni in cui sono stati sanzionati i loro comportamenti scorretti, sono stati 7.204 (il 3,2% del totale in Italia) di cui sono stati 6.737 in ambito urbano e 467 su strada extraurbana.
I casi di doppia responsabilità di conducente del veicolo e del pedone si sono avuti in 2.179 sinistri, con 108 decessi. Sono stati 184 i casi accertati in cui il conducente di un veicolo ha provocato un sinistro per evitare un pedone. In 2.620 incidenti il pedone ha attraversato la strada irregolarmente. 34 i sinistri accertati in cui operai stavano lavorando sulla carreggiata in modo non protetto da apposito segnale. 115 i casi di pedone che camminava contromano e 664 quelli in cui il pedone camminava in mezzo alla carreggiata.
I veicoli che hanno provocato il maggior numero di decessi tra i pedoni sono state le autovetture in 457 casi (con cilindrata tra 1.301 cc e 1.500 cc ben 123 casi), seguita dagli autocarri con 74 morti, dai motocicli con 46 decessi, autobus e tram con 12 morti, in un caso mortale il veicolo investitore è stata una bicicletta (le biciclette hanno provocato altri 387 feriti). Gli investimenti con autovetture pubbliche sono stati 175, con 3 decessi e 172 feriti, mentre quelli con autovetture di soccorso o di polizia hanno avuto 28 feriti.
Il mese più a rischio per i pedoni è risultato dicembre con 73 morti (più di 2 al giorno), seguito da novembre con 62e ottobre 61. L’oscurità e la mancanza di attenzione con il buio sono fattori molti delicati, che necessiterebbero di apposite campagne di sensibilizzazione per obbligare i pedoni fuori dai centri urbani che camminano lungo le strade ad indossare giubbotti retroriflettenti come per i ciclisti. Il mese con il minor numero di decessi è stato giugno con 33. Anche il maggior numero di feriti si è avuto a dicembre con 2.320, seguito sempre da novembre con 2.237 e ancora da ottobre con 2.060.
La regione con il maggior numero di morti è la Lombardia con 93 (54 uomini e 39 donne), seguita dal Lazio con 82(55 maschi e 27 femmine) e dall’Emilia-Romagna con 68 (35 maschi e 33 femmine). Nessun pedone morto nell’anno 2017 in provincia di Trento e in Valle d’Aosta. Quasi la medesima classifica la riscontriamo con il numero di feriti, con la Lombardia 4.094 (1.899 uomini e 2.193 donne), seguita dal Lazio con 2.741 (1.300 uomini e 1.441 donne) e la Toscana con 2.025 feriti (892 maschi e 1.133 femmine).
Esaminando i dati delle principali 14 città italiane per numero di residenti, emerge che nelle metropoli complessivamente sono stati 128 i decessi (il 21,3% del totale in Italia), con il record a Roma (49 morti di cui 3 sotto i 18 anni – gli unici minorenni nelle grandi città – e ben 30 deceduti sopra i 65 anni), seguita da Milano (19 di cui nessuno sotto i 18 anni e 12 sopra i 65 anni), Napoli con 13 morti (di cui ben 11 sopra i 65 anni), Torino con 12 (7 ultra65enni), Catania 7, Palermo 6, Genova e Bologna 5, Venezia, Trieste e Firenze 3, Messina, Bari e Verona 1 pedone deceduto. Gli ultra65enni sono i pedoni più deboli in assoluto con ben 87 deceduti sul totale di 128, a Verona, Venezia e Bari nessun anziano è deceduto. Il processo di invecchiamento comporta spesso una riduzione della capacità uditiva, visiva, motoria che rende più vulnerabili questi utenti, che spesso seppur feriti, sono maggiormente soggetti a decesso a distanza di giorni.
di Luigi Altamura, Comandante Corpo Polizia Municipale di Verona
Fonte: https://www.asaps.it