In caso di incidenti stradali si potrà verificare se il conducente stava usando il cellulare per telefonare o inviare messaggi.
Si inizia in Friuli Venezia Giulia, ma il provvedimento potrebbe essere adottato presto in tutta Italia
“All’ebbrezza da alcol e sostanze stupefacenti, si aggiunge quella anche più diffusa data dal cellulare“: l’allarme arriva da Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che però ora ha un motivo per gioire.
In Friuli Venezia Giulia è scattato un provvedimento che dovrebbe limitare e disincentivare ancora di più l’uso dello smartphone alla guida: in caso di incidenti stradali la Polizia potrà controllare tutti i dispositivi elettronici in uso al conducente, dal cellulare al tablet, per verificare se siano stati usati appena prima e se abbiano contribuito all’incidente stesso, provocandolo in qualche modo.
Oltre alle conseguenze fisiche per l’autista e gli altri mezzi eventualmente coinvolti, dunque, si aggiungono quelle per la patente, che potrebbe essere a rischio.
Il provvedimento
Si tratta di una direttiva (la numero 4414 del 26 giugno 2018) emanata dalla Procura di Pordenone, su ordine della Procura generale di Trieste. Secondo il sito Diritto e giustizia, che riporta la direttiva:
“L’autista coinvolto in un grave incidente stradale dovrà prontamente collaborare con gli organi di polizia esibendo cellulari, tablet, cellulare e ogni altro dispositivo reperibile nell’abitacolo, per consentire nell’immediatezza di verificare eventuali interferenze con la condotta di guida. Per chi si rifiuta o nasconderà il telefonino, scatterà la perquisizione personale con il sequestro dell’apparato. Nel verbale si darà atto se sono presenti messaggi o chat aperte e coincidenti con il momento del sinistro”.
“È una notizia che ci rende davvero felici e riteniamo che ci siano i presupposti per un’estensione al resto dell’Italia, come dimostra il fatto che il Procuratore di Pordenone avrebbe già chiesto un parere alla Cassazione” commenta con Donna Moderna il presidente dell’Asaps, Biserni: “La distrazione da cellulare è un problema enorme perché rappresenta una delle principali cause di incidenti, in aumento, ma a differenza dell’alcol non esiste etilometro in grado di misurarla”.
Finora i divieti sono stati spesso aggirati. Secondo l’articolo 173 del nuovo codice della strada, gli automobilisti sorpresi alla guida al cellulare rischiano una sanzione amministrativa che va dai 161 ai 647 euro. Questo vale anche nei casi in cui il guidatore sia fermo allo stop o al semaforo, considerando che in queste situazioni l’auto non si trova in sosta, ma è in marcia.
“Gli italiani sono campioni del mondo nel lancio di cellulare alla vista della Polizia stradale e diventano campioni olimpici quando si tratta di fare ricorso ai giudici di Pace, che a loro volta richiedono prove inconfutabili per associare l’uso di cellulari agli incidenti“.
Ma i dati esistono.
Quanti incidenti col cellulare
Le statistiche dimostrano che il 90% degli incidenti stradali è causato da cattive abitudini degli automobilisti, in particolare dall’uso di apparecchi elettronici di vario tipo quando si è alla guida, responsabili di tamponamenti e altro tipo di eventi in un caso su 4 (25%).
“La pericolosità dell’uso del cellulare al volante è altissima. Basti pensare che, facendo un rapido calcolo, se ci si mette 7 secondi a rispondere a un sms, viaggiando a 50 km/h è come se si percorressero quasi 100 metri al buio, senza vedere quello che accade davanti a noi. In autostrada la situazione diventa ancora più grave – spiega Biserni – perché la velocità è nettamente superiore: quando ci si accorge della targa del tir davanti è troppo tardi, gli si è già contro”.
Le sanzioni
“I numeri ufficiali dicono che circa 150/170.000 mila le multe all’anno per la violazione dell’articolo 173, possono sembrare molte, ma è bene fare due conti: il 25% dei conducenti ammette l’uso dello smartphone alla guida. Se calcolassimo anche solo 10 milioni di vetture in circolazione al giorno (ma in realtà sono anche 25 milioni) significa che si commettono 2,5 milioni di violazioni al giorno, che moltiplicate per 365 giorni all’anno farebbero 912 milioni di violazioni: un dato di gran lunga maggiore rispetto al numero di sanzioni elevate” spiega Biserni.
Il vero problema è che non si sa esattamente quanto incidenti provochi la distrazione da cellulare al volante, quindi ogni provvedimento che ne limiti l’uso e faccia da deterrente è il benvenuto” aggiunge il presidente Asaps.
Quali altri provvedimenti?
“Il Politecnico di Torino ha già messo a punto un sistema, insieme alla Polizia municipale, che permette di verificare quanto accaduto prima di un impatto in automobile. Ora esistono anche le scatole nere: basterebbe incrociare i dati del traffico di messaggistica e fonia del cellulare per capire se è stato usato prima dell’incidente” dice Biserni. Già diverse polizie municipali hanno adottato in modo spontaneo misure come quella di Pordenone: è il caso, ad esempio, di Ravenna.
“L’ideale sarebbe impedire l’uso del cellulare appena saliti in auto, grazie ad App che sono già state sviluppate in America e sono disponibili. Impediscono che siano scaricati sms e arrivino chiamate, come se la vettura fosse schermata. Il cellulare torna pienamente funzionante solo nel momento in cui l’auto è ferma” spiega Biserni.
Come funziona all’estero
L’Adac, l’Automobile Club tedesco, ha fatto una ricerca sui principali divieti nell’uso di cellulare alla guida in Europa. Stando allo studio, le multe più salate vengono notificate in Gran Bretagna, dove possono arrivare fino a 1.100 euro, seguite da quelle in Estonia, dove si possono raggiungere i 400 euro.
Molto severi risultano anche i Paesi scandinavi dove le multe vanno da 160 a 200 euro circa. Più tolleranti sono invece l’Islanda (circa 40 euro) la Lettonia e la Bulgaria, dove non superano i 20 euro.
L’Italia, dunque, risulta tra i Paesi nei quali si è scelta una linea più dura e non mancano le campagne di sensibilizzazione, come quella dell’Aci, con gli hashtag #MollaStoTelefono e #GuardaLaStrada, o quelle che hanno visto come testimonial un campione sportivo e automobilista come Alex Zanardi.
di Eleonora Lorusso
Fonte: Donna Moderna